mercoledì 29 luglio 2009

Nazione come legittima difesa

In un articolo della Repubblica di domenica scorsa - l'autore, chiedo venia, non lo ricordo - si trattava dei problemi con la percezione della nazione che gli italiani e i politici della penisola hanno alla vigilia dei 150 anni di vita del nostro Paese. Problema, intendiamoci, mai risolto ma che nello scenario attuale assume degli sviluppi di deflagrazione civile assai seri. Oggi, su Repubblica on-line leggo della proposta della Lega di far passare un esame di dialetto a tutti coloro che "osano" andare a insegnare in una regione differente da quella di nascita. Sempre oggi su Repubblica on-line si parla di Partito del Sud, insinuando lotte intestine nel granitico Pdl. E allora il finale dell'articolo di domenica che diceva di pensare l'unità nazionale come legittima difesa di noi stessi dai dèmoni della xenofobia ritorna in mente in modo inquietante. Sembra paradossale ma forse (ri)costruire la nazione è l'unica via per evitare di farci spazzare via dal resto del globo, diceva l'articolo. Non credo però che ci sia la forza necessaria per invertire un processo di polverizzazione di un Stato che forse non è mai veramente esistito.

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